Il progetto di Rinnovamento non sarebbe
compiuto se non si occupasse, in particolare, della questione
dell'Italia Meridionale.
Ci troviamo oggettivamente di fronte ad un Paese
ideale e ad un Paese reale.
Il Paese ideale è la Repubblica Italiana,
politicamente ed istituzionalmente unita.
Il Paese reale comprende un'Italia del nord ed una
del sud, con diversi problemi di carattere sociale, civile, economico
e morale.
Esaminiamo le differenze tra nord e sud dal punto
di vista del sistema economico, mentre per quanto riguarda gli
altri problemi, rimandiamo a quanto enunciato nel contesto dell'iniziativa
di Rinnovamento.
Esaminiamo perciò il problema economico senza
retorica, sulla base dei fatti che conosciamo.
Pur tra conflitti e contraddizioni, il sistema economico
dell'Italia Settentrionale ha dimostrato di poter produrre una
ricchezza più che sufficiente rispetto alle esigenze.
Questo risultato è stato ottenuto coniugando
l'intraprendenza ed il lavoro del popolo settentrionale con il
lavoro di una parte del popolo meridionale.
Tale ricchezza prodotta è stata destinata:
- alla soddisfazione dei bisogni di chi ha partecipato
alla sua produzione ed alla costituzione dei capitali previdenziali;
- a nuovi investimenti di carattere produttivo,
prevalentemente al nord;
- alle finanze dello Stato, una parte delle
quali è stata orientata al meridione;
- all'appagamento di desideri del popolo settentrionale,
con un impiego di risorse eccedenti quelle che sarebbero state
disponibili per realizzare anche al sud un medesimo sistema economico.
Il sistema economico dell'Italia Meridionale ha caratteristiche
strutturali oggettivamente incapaci di produrre sufficiente ricchezza
per questa parte del Paese.
Alcuni poli industriali, che pure esistono in alcuni
capoluoghi di regione, non sono confrontabili, almeno quantitativamente,
con le realtà esistenti nell'Italia del nord, laddove riscontriamo,
al di là dei grandi centri industriali, una diffusa economia
produttrice di ricchezza.
Questa situazione di deficit nel rapporto tra esigenze
e risorse, che di per se stessa limita la soddisfazione di bisogni
primari della gente del sud, risulta aggravata dai fenomeni della
mafia, della 'ndrangheta, della camorra.
Vediamo la destinazione della ricchezza prodotta
nel sud:
- i corrispettivi delle prestazioni d'opera
(salari e stipendi) non comprendono, normalmente, i costi derivanti
dalla costituzione dei capitali previdenziali;
- i costi di produzione sono gonfiati dalle
tangenti alle quali vengono assoggettate le imprese;
- il prelievo fiscale è estremamente
ridotto, sia per la scarsità di imprese che producono reddito,
sia per norme di agevolazione fiscale;
- la gran parte della ricchezza prodotta è
concentrata in capo ad un limitatissimo numero di persone.
Da questo confronto tra i due sistemi economici scaturisce,
nei fatti, la differenza di benessere tra le due parti del nostro
Paese.
Possiamo allora ipotizzare tre soluzioni alternative:
o impostiamo un piano realizzabile che riconduca ad un'unica entità
il Paese reale, o restiamo come siamo, oppure impostiamo un piano
che divida in due entità il Paese ideale, .
In pratica, o ci proponiamo in tempi medi l'obiettivo
di far produrre ricchezza all'Italia Meridionale, o continuiamo
con l'attuale situazione, o facciamo due Italie.
Supponiamo di scegliere le due Italie, ed analizziamone
gli effetti.
L'Italia Settentrionale avrebbe i seguenti effetti
positivi:
una riduzione del prelievo fiscale;
una sovraoccupazione.
Gli effetti negativi sarebbero:
- una riduzione della domanda di mercato, perchè
gli investimenti produttivi nel sud rappresentano attività
produttiva per il nord;
- una riduzione di credibilità internazionale,
perchè mentre stiamo discutendo su come contribuire alla
soluzione di problemi economici di altri Paesi, ammettiamo la
nostra incapacità di risolvere un problema economico nazionale.
L'Italia Meridionale non avrebbe effetti positivi
ma solo effetti negativi perchè:
- mancherebbero le risorse da impiegare a scopi
produttivi;
- si amplificherebbe il deficit tra esigenze
e produzione di ricchezza;
- la governabilità del sud sarebbe quella
di un paese da terzo mondo.
Supponiamo di lasciare le cose come stanno.
L'Italia Meridionale assorbe troppe risorse improduttive
e la reazione del resto d'Italia a questo stato di cose sarebbe
quella di proporre una separazione, perchè questo stato
di cose diventerebbe presto, molto presto, insostenibile.
Gli effetti sarebbero:
- un rapido peggioramento della situazione meridionale;
- un isolamento internazionale dell'Italia,
perchè le insufficienti risorse la escluderebbero dal resto
della Comunità Economica Europea;
- la inutilità delle iniziative meridionali
tese a modificare l'attuale stato di cose relativamente al tessuto
sociale;
- le reazioni che sono sorte contro il potere
malavitoso si esaurirebbero nell'assuefazione;
- l'acutizzarsi dei conflitti tra le due parti
dell'Italia con effetti a loro volta inimmaginabili.
La terza ipotesi è quella di un piano, di
un progetto teso ad unificare realmente il nostro Paese.
Una sorta di compromesso o, meglio, un patto tra
il nord ed il sud, basati sui seguenti presupposti:
l'Italia Settentrionale deve accettare un
trasferimento di ricchezza dal nord al sud, a fini produttivi,
oltre a destinare allo stesso nord le risorse necessarie al consolidamento
del proprio sistema;
- le popolazioni del nord devono accettare la
gente del sud come italiani;
- le popolazioni del sud devono accettare il
costo di lavorare come si lavora (giusto o sbagliato, piacevole
o spiacevole che sia) al nord;
- due questioni fondamentali devono essere verificate
e controllate dall'Italia Settentrionale: la gestione dell'utilizzo
delle risorse impiegate nel sud e la direzione dell'ordine pubblico.
Potremo avere i seguenti effetti:
- gli investimenti produttivi realizzati al
sud provocherebbero un incremento della produzione di ricchezza
e, quindi, un innalzamento del benessere delle popolazioni meridionali;
- un incremento dell'occupazione al sud che
avrebbe come logico ulteriore effetto, soprattutto tra i giovani,
l'abbandono delle organizzazioni della malavita organizzata;
- una riduzione della destinazione delle finanze
dello Stato a scopi assistenziali e, quindi, un alleggerimento
del prelievo fiscale in tutta Italia;
- una ripresa del prestigio internazionale del
nostro Paese, che da una parte avrebbe dimostrato di saper risolvere
i suoi problemi e, dall'altra, realizzerebbe un incremento di
produzione di ricchezza di vasta portata;
- la definitiva soluzione del problema della
malavita organizzata, che non avrebbe più la disponibilità
delle persone sulle quali esercitare la propria influenza.
Ci pare che quest'ultima ipotesi sia la più
ragionevole, e per questa, senza rinunciare al confronto dialettico
sulle altre ipotesi, Rinnovamento è disposto
ad impegnarsi, con il consenso della gente che ragiona.
Rivolgiamo un appello, dunque, alla gente del nord
ed a quella del sud, affinchè il nostro impegno ed anche
e comunque il loro impegno non sia inutile.
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